Un manufatto tessile perde spesso le sue caratteristiche ecologiche quando subisce i processi di tintura.
Se dovessimo realmente ragionare secondo una filosofia “eco-logica” e non puramente “ecologica”, le domande che dovremmo porci vanno al di là della semplice materia prima utilizzata.
Il 99 % del tessile/abbigliamento è ancora tinto con prodotti di sintesi e quindi con composti chimici che, seppur rientrino nelle liste degli enti certificatori, producono scarichi dall’elevato tasso inquinante.
La buona notizia è che le alternative esistono!
Tramite particelle microscopiche biodegradabili, dette “carrier”, è possibile tingere, con estratti naturali, qualunque tipologia di substrato tessile, ottenendo ottime solidità ai lavaggi, alla luce e allo sfregamento.
Mediante questa tecnologia (ormai diffusa a livello industriale e quindi, non più solo prove di laboratorio), si riduce drasticamente il consumo di acqua (le tinture tradizionali utilizzano “oceani” d’acqua...) e non si consuma energia, dato che la tintura avviene a bassa temperatura.
Frutta, liquirizia, cacao, verdure, fiori, alghe, terre e molto altro ancora: dalla natura al colorante per il nostro abbigliamento.
Proviamo ora ad immaginare una t-shirt realizzata con tessuto composto da eucalipto e alghe brune, e tinto con estratti di alga spirulina. Indosseremmo un prodotto morbidissimo ottenuto dalla natura e per la natura. Non esisterebbe nessun certificato in grado di aggiungere un “plus” valore più importante della bellezza che la natura ci offre. Dimenticavo, questa t-shirt, oltre ad essere meravigliosamente biodegradabile, sarebbe anche completamente compostabile: prendere gentilmente dalla natura e, con la stessa gentilezza, restituire ad essa.
di Ruggero Giavini
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